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La Danimarca emenda gli aspetti più problematici su chatcontrol: restano “solo” sorveglianza di massa, DASPO digitale per i minori e abolizione dell’anonimato…

Denmark, currently presiding over the EU Council, proposes a major change to the much-criticised EU chat control proposal to search all private chats for suspicious content, even at the cost of destroying secure end-to-end encryption: Instead of mandating the general monitoring of private chats (“detection orders”), the searches would remain voluntary for providers to implement or not, as is the status quo. The presidency circulated a discussion paper with EU country representatives today, aiming to gather countries’ views on the updated (softened) proposal. The previous Chat Control proposal had even lost the support of Denmark’s own government. “The new approach is a triumph for the digital freedom movement and a major leap forward when it comes to saving our fundamental right to confidentiality of our digital correspondence”, comments Patrick Breyer (Pirate Party), a former Member of the European Parliament and digital freedom fighter. “It would protect secure encryption and thus keep our smartphones safe. However, three fundamental problems remain unsolved:
Il post di Patrick Breyer del 30 ottobre 2025

Dopo l’insuccesso diplomatico ottenuto dalla Danimarca, Copenhagen vorrebbe chiudere la presidenza di turno dell’UE con un accordo al ribasso che desse al governo di Mette Frederiksen la possibilità di rivendicare un presunto successo nella lotta alla pedopornografia (e, ma noi siamo maligni, di lasciare un contentino alle lobby che tanto insistono per incardinare nella legislazione europea le tecnologie della sorveglianza tecnologica, del parental control e dell’intelligenza artificiale).
A nostro avviso si tratta di una proposta molto pericolosa, perché aumenta la possibilità di essere approvata: infatti sfoltisce il numero dei già pochi attivisti che si sono mobilitati contro chatcontrol, dal momento che risolve il problema più grave (la rottura della crittografia), ma lascia dentro altre “mine antiuomo” che si ripercuoteranno nella società Europea: sorveglianza di massa, DASPO digitale per i minori e abolizione dell’anonimato.
Se non riusciremo a mobilitare tutti i cittadini europei, l’unica speranza sarà paradossalmente proprio il cieco estremismo della Commissione Europea e di alcuni governi, per i quali l’ultima proposta danese potrebbe essere troppo moderata.

Riportiamo di seguito la traduzione del post pubblicato il 30 ottobre dall’ex eurodeputato pirata Patrick Breyer.

La Danimarca, che attualmente presiede il Consiglio dell’UE, propone una modifica sostanziale alla tanto criticata proposta di legge UE su chatcontrol (il cui nome ufficiale è Proposal for a REGULATION OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL laying down rules to prevent and combat child sexual abuse), che prevede la ricerca di contenuti sospetti in tutte le chat private, anche a costo di distruggere la crittografia end-to-end sicura: anziché imporre il monitoraggio generale delle chat private (“ordini di rilevamento”), le ricerche rimarrebbero facoltative e i provider potrebbero decidere se implementarle o meno, come avviene attualmente. La presidenza ha diffuso oggi un documento di discussione con i rappresentanti dei paesi dell’UE, con l’obiettivo di raccogliere le opinioni dei paesi sulla proposta aggiornata (e attenuata). La precedente proposta su chatcontrol aveva persino perso il sostegno del governo danese.

“Il nuovo approccio rappresenta un successo per il movimento per la libertà digitale e un importante passo avanti per quanto riguarda la salvaguardia del nostro diritto fondamentale alla riservatezza della nostra corrispondenza digitale”, commenta Patrick Breyer (Partito Pirata), ex membro del Parlamento europeo e combattente per la libertà digitale. “Proteggerebbe la crittografia sicura e quindi manterrebbe al sicuro i nostri smartphone. Tuttavia, tre problemi fondamentali rimangono irrisolti:

1) Sorveglianza di massa: anche quando implementato volontariamente da fornitori di servizi di comunicazione come Meta, Microsoft o Google, il sistema previsto da chatcontrol è ancora totalmente indiscriminato e si traduce in una sorveglianza di massa indiscriminata di tutti i messaggi privati ​​su questi servizi. Secondo la Commissione Europea, circa il 75% dei milioni di chat, foto e video privati ​​trapelati ogni anno dagli inaffidabili algoritmi di chatcontrol non sono penalmente rilevanti e mettono la nostra comunicazione intima in mani insicure, dove non dovrebbero. Un ex giudice della Corte di Giustizia Europea, Ninon Colneric (pagg. 34-35), e il Garante Europeo della Protezione dei Dati (par. 11) hanno avvertito che questo monitoraggio indiscriminato viola i diritti fondamentali anche quando implementato a discrezione dei fornitori, e una causa contro questa pratica è già pendente in Germania.

Il Parlamento europeo propone un approccio diverso: consentire che ordinanze giudiziarie impongano la scansione mirata delle comunicazioni, limitatamente a persone o gruppi collegati ad abusi sessuali su minori. La proposta danese non prevede questa individuazione dei sospettati.

2) Arresti domiciliari digitali: secondo l’articolo 6, gli utenti di età inferiore ai 16 anni non sarebbero più in grado di installare app comuni dagli app store per “proteggerli dal grooming”, tra cui app di messaggistica come WhatsApp, Snapchat, Telegram o Twitter, app di social media come Instagram, TikTok o Facebook, giochi come FIFA, Minecraft, GTA, Call of Duty e Roblox, app di incontri, app di videoconferenza come Zoom, Skype e FaceTime. Questa età minima sarebbe facile da aggirare e priverebbe di potere e isolerebbe gli adolescenti invece di renderli più forti.

3) Divieto di comunicazioni anonime: ai sensi dell’articolo 4 (3), gli utenti non sarebbero più in grado di creare account di posta elettronica o di messaggistica anonimi o di chattare in modo anonimo, poiché dovrebbero presentare un documento d’identità o il proprio volto, rendendoli identificabili e rischiando fughe di dati. Ciò impedirebbe, ad esempio, le chat sensibili relative alla sessualità, le comunicazioni anonime sui media con fonti (ad esempio informatori) e l’attività politica.

Tutto sommato, la nuova proposta danese rappresenta comunque un importante passo avanti in termini di sicurezza online, ma richiede un impegno notevolmente maggiore. Tuttavia, la proposta probabilmente va già troppo oltre per la maggioranza intransigente dei governi dell’UE e per la Commissione europea, le cui posizioni sono così estreme che preferirebbero deludere del tutto le vittime piuttosto che accettare un approccio proporzionato, a prova di tribunale e politicamente sostenibile.

Qui il post originale: https://www.patrick-breyer.de/en/half-good-new-danish-chat-control-proposal/

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