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L’approvazione della “Dichiarazione dell’UE sui diritti digitali”

La scorsa settimana, i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo hanno concordato una “Dichiarazione europea sui diritti digitali e principi per il decennio digitale” . La firma da parte del Presidente del Parlamento è considerata una formalità.[1] Secondo il vicepresidente dell’UE Margrethe Vestager, il testo intende servire da punto di riferimento e guida per i decisori politici.

L’eurodeputato Patrick Breyer (Pirate Party) commenta il testo:

“La dichiarazione promette ‘protezione effettiva delle comunicazioni contro l’accesso di terzi non autorizzati’ e protezione contro la sorveglianza illegale. Anche la promessa di promuovere l’interoperabilità, la trasparenza, le tecnologie e gli standard aperti è un risultato positivo. Tuttavia, i piani per la scansione indiscriminata delle comunicazioni private (“controllo delle chat”) e le leggi generali sulla conservazione dei dati in vigore in molti paesi europei mettono in discussione la credibilità degli impegni presi.

Il nostro tentativo di sancire il diritto alla crittografia e all’anonimato, nonché il rifiuto della conservazione indiscriminata dei dati, è fallito a causa della resistenza dei governi e della Commissione europea. Sono stati invece concordati strani compromessi come la promessa di vietare (già) la sorveglianza illecita.

Per giustificare i suoi piani per attaccare la neutralità della rete introducendo tariffe per l’accesso a Internet, la Commissione Ue fa erroneamente riferimento alla nuova dichiarazione. Secondo esso, devono essere sviluppate condizioni quadro adeguate in modo che tutti gli attori del mercato che beneficiano della trasformazione digitale contribuiscano in modo equo e adeguato ai costi dei beni pubblici, dei servizi e delle infrastrutture. Tuttavia, questa richiesta di un equo contributo va intesa in termini di tassazione effettiva delle internet corporation, perché solo attraverso la tassazione tutti gli attori del mercato possono davvero contribuire finanziariamente al bene comune.

La dichiarazione professa inoltre, con radicalismo problematico, di proteggere tutti i bambini e i giovani da “contenuti dannosi e illegali”, sfruttamento, manipolazione e abuso su Internet e di “impedire” che lo spazio digitale venga utilizzato per commettere o facilitare reati. Questo obiettivo non deve essere preso come un’illusione che tutti i reati possano essere prevenuti, né come una legittimazione per la sorveglianza generale o il controllo dell’uso di Internet da parte dei giovani”.

Qui il post originale di Patrick Breyer