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#TregueDiRete: la non-newsletter tarocca di cui non avevate bisogno (ma che vi meritate)

La nostra idea di Carola Frediani in settimana bianca

Mentre la sua autrice, tra un bombardino e una cioccolata calda, sfreccia per le piste di Ovindoli, gustandosi gli ultimi scampoli di settimana bianca, noi ci facciamo in quattro per approntare una finta newsletter che, come una specie cargo cult, ci aiuterà a non sentire la mancanza di Carola Frediani e della sua newsletter : ecco a voi . la non-newsletter tarocca di cui non avevate bisogno (ma che vi meritate) a cura di Informapirata!

Chi siamo? Informapirata nasce come bollettino telegram di informazione su privacy, politica e diritti digitali, whistleblowing, sovranità digitale, copyright, cyberwarfare, open source e open data. Ora gestiamo un social bellissimo, Poliverso, che è anche la più grande istanza italiana Friendica (una specie di Facebook del Fediverso) e insieme al progetto Le Alternative, abbiamo lanciato l’istanza Feddit.it l’alternativa italiana a Reddit, che unisce l’idea di aggregatore, quella di forum e quella di fediverso in un unico progetto; infine con le per chi si occupa di giornalismo e di istruzione e ricerca scientifica, abbiamo realizzato poliversity.it un’istanza Mastodon che segue l’esempio di altre istanze anglofone che hanno deciso di offrire ospitalità a giornalisti e ricercatori in fuga da Twitter e dagli altri social proprietari.

In questo ultimo e unico numero:

Non è guerredirete:

Attacco all’Italia, ma anche no

Il 5 febbraio, mentre la nostra Carola Frediani si gustava il primo giorno di vacanza e lo stesso giorno in cui Telecom è rimasta vittima di un grave guasto che ne ha ridotto la connettività del 70%, l’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza aumenta l’entropia domenicale con un comunicato che, raccolto e diffuso da un lancio ANSA, scatena il panico: Italia sotto “attacco hacker” (sic) e c’è chi mette erroneamente in correlazione il guasto Telecom con il cyberattacco.

In realtà, già il 3 febbraio, il servizio di allerta francese (seguito il giorno successivo dal CSIRT italiano) aveva messo in guardia riguardo agli attacchi che, come ricorda Pierluigi Paganini su ItalianTech:

eppure in Italia, e solo in Italia, sono stati ritenuti meritevoli dalla ACN di un comunicato allarmistico tale da avere risonanza anche sulla stampa estera

Le API di Twitter non impollineranno più gratis…

Dopo la notizia dello stop per i client di terze parti, Twitter ha annunciato la generalizzazione le limitazioni sulle API di twitter, sospendendo dal 9 febbraio l’accesso gratuito, salvo poi posticipare la data di qualche giorno e annunciare che le API resteranno gratuite solo per chi farà il bravo (“bot che forniscono buoni contenuti“). Come al solito scelte estemporanee, arroganza, marce indietro, confusione e opacità caratterizzano la parola d’ordine della gestione di twitter da parte di Elon Musk: improvvisazione.

Segnaliamo comunque un interessante articolo di Katie Notopoulos e Pranav Dixit pubblicato su BuzzFeed, spiega nel dettaglio quale sia il valore degli account che, grazie a quelle API, possono pubblicare contenuti dinamici in maniera automatizzata.

Sull’impatto che questa nuova trovata avrà sul controllo della disinformazione, crediamo che l’intervista di Gabriele Carrer ad Alex Orlowski su Formiche sia sufficientemente chiara:

“Togliendo gli accessi gratuite all’API tutti avremo difficoltà ad analizzare ciò che succede su Twitter. (…) Da programmi di questo tipo sono nate applicazioni come Botometer, per scovare i falsi profili, o Tinder, solo per fare due esempi. Ciò (…) complica la vita a chi si occupa di analizzare l’odio online e l’estremismo e danneggia la libertà di controllo su temi sensibili su cui lavoravano molti sviluppatori indipendenti e diverse università.”

Alex Orlowski a Gabriele Carrer

Mastodon è morto: a dirlo è chi fino a tre mesi fa neanche sapeva cosa fosse!

Se Twitter non sta benissimo, Mastodon è proprio morto. Ma è davvero così?

Già il mese scorso c’era chi aveva iniziato a prendere le misure della bara per Mastodon, ma pochi giorni fa, in concomitanza con la chiusura dell’istanza sperimentale di FT Alphaville, lo spin off del Financial Times e con l’annuncio della chiusura della vivace istanza mastodon.lol (per sopraggiunto scazzo del suo admin), ecco che su Wired viene pubblicato un articolo di Amanda Hoover, secondo cui l’esplosione di Mastodon è diventata un’implosione.

Questo è stato l’input per tutta una serie di articoli e post scritti da sedicenti “blogger tecnologici” che hanno iniziato ad annunciare la morte di mastodon!

I numeri a dire il vero dimostrano dimostrano che gli utenti attivi dono scesi da 4 milioni a 2,6 milioni, ma sono comunqu incredibilmente più dei circa 600.000 che vi erano di quello che era stato l’elemento scatenante del successo di Mastodon presso il grande pubblico: l’acquisizione di Twitter.

Quello che colpisce è la severità di giudizio verso Mastodon, mentre se guardiamo a Twitter, ci sono circa 1,3 miliardi di account, ma solo 368 milioni di utenti attivi (o 238 milioni di utenti attivi giornalieri monetizzabili). E la situazione in Italia è ancora più tragica:

Quello che però ci interessa è che l’utilizzo effettivo del Fediverso (non solo Mastodon) aumenta di mese in mese e ciò significa che chi lo usa lo usa sempre di più!

Ma questo non interessa al blogger tecnologico medio…

Feddit.it si aggiorna e il fediverso italiano guadagna qualcosa

A proposito di Fediverso, siamo lieti di annunciare che feddit.it è stato aggiornato all’ultima versione di Lemmy.

Questo aggiornamento è straordinario sotto molti punti di vista! Ora anche gli utenti Mastodon, Pleroma e addirittura Pixelfed possono aprire nuovi thread, mentre in passato potevano solo commentare. Lemmy sta praticamente diventando da semplice aggregatore di notizie come Reddit, un forum universale del Fediverso ora in grado di staticizzare le discussioni tematiche su singoli argomenti.

A questo proposito ricordiamo anche che grazie a una sperimentazione lanciata da Poliverso.org, tutti gli utenti del Fediverso italiano possono utilizzare i gruppi/forum di Friendica: si tratta di account speciali che funzionano come una lista di distribuzione per tutti gli utenti che li seguono e che li menzionano in un nuovo post.

Cina con malware…

Meglio spiare pochi ricchi o tanti poveri? Meglio entrambi, naturalmente, ma la domanda è mal posta, perché quello che importa è che pochi ricchi vanno spiati con tecniche diverse e con obiettivi diversi rispetto alla volgare sorveglianza di massa.

“La Cina è attualmente il paese con il maggior numero di dispositivi mobili Android, ma un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Edimburgo e del Trinity College di Dublino ha rivelato che i dispositivi Android di fascia alta venduti nel paese vengono spediti con spyware incluso.”

Pierluigi Paganini su Security Affairs

Personalmente siamo contenti di questo nuovo interesse dei ricercatori internazionali sui sistemi cinesi di sorveglianza statale by design, perché aiuterà a rinnovare l’interesse del pubblico sui temi della privacy e la consapevolezza del legislatore non solo sulla piena compatibilità, ma sull’indissolubile legame virtuoso che c’è tra privacy e sicurezza nazionale. Ok, Lorenzo Colosimo sembrerebbe pensare il contrario, ma a noi la privacy piace tanto quanto la libertà di espressione.

Naturalmente ci piacerebbe anche che lo sforzo dei ricercatori internazionali si estendesse al nostrano hardware “occidentale”, anche perché la dicotomia tra privacy e sicurezza nazionale è fallace: la riduzione del diritto alla privacy è una backdoor che può essere sfruttata anche dalle potenze nemiche…

Facebook servitore di più padroni

A proposito di backdoor, parliamo di quella che per qualcuno è la backdoor per eccellenza: il capitalismo…

I senatori Mark Warner e Marco Rubio, presidente e vicepresidente del comitato ristretto per l’intelligence del Senato degli Stati Uniti, hanno scritto lunedì (6 febbraio) a Meta Platforms, capogruppo di Facebook, in merito a documenti che dimostrano che Facebook era a conoscenza del fatto che gli sviluppatori in Cina e Russia avevano accesso ai dati degli utenti che potevano essere utilizzati per lo spionaggio.

La vicenda è intressante perché mostra come BigTech sia certamente ben integrata nel sistema USA, ma che come una belva ammaestrata che a volte cerca di assalire alle spalle il domatore e debba sempre essere tenuta sotto il controllo del potere dello stato. Il problema è quando queste realtà provano a cercarsi la protezione di più di uno stato…

Cavi amari per la Cina

Ancora Cina, e ancora una volta si tocca la geopolitica che prevale sull’economia: a Cina ha infatti concluso la propria partecipazione al progetto di cablaggio Internet tra Asia ed Europa, proprio mentre le tensioni tra Washington e Pechino sul controllo dell’infrastruttura fisica che trasmette il traffico online mondiale giungono ai massimi livelli.

Il consorzio Sea-Me-We 6, che comprende Microsoft, Orange e Telecom Egypt, ha scelto la società statunitense SubCom per realizzare la posa dei cavi, preferendola alla cinese Hengtong Marine e determinando così l’uscita dal progetto da parte di China Telecom e China Mobile, i due gruppi statali cinesi che ne facvano parte.

A proposito di questo argomento, approfittiamo per segnalare un recente video di Dario Fabbri sulla geopolitica di internet.

La Privacy e lo Stato dell’Unione (Europea): Biden come un Giacomo Tesio qualsiasi?

Mentre i nostri politici guardano al Garante della Privacy come una sorta di Ministero Vogon che blocca il naturale impulso dell’Italia verso la modernità, a Washington un anziano signore riceve l’ovazione bipartisan del Congresso degli Stati Uniti mentre parla di privacy e di bambini.

“Dobbiamo finalmente ritenere le società di social media responsabili degli esperimenti che si stanno facendo sui bambini per mero scopo di lucro”

e ancora

“È ora di approvare una legislazione bipartisan per impedire a Big Tech di raccogliere dati personali sui nostri bambini e adolescenti online. Vietare la pubblicità mirata ai bambini e imporre limiti più severi ai dati personali che le aziende raccolgono su tutti noi”

Non si tratta di un’intervista rilasciata da un preside in pensione al giornalino della scuola, ma del Discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato da Biden di fronte al Congresso.

L’obiettivo è quello di trasformare la tutela dei dati personali un diritto federale e il modello del GDPR sembrerebbe quindi avere trovato una sponda al di là dell’Atlantico.

Giacomo Tesio e il suo MonitoraPA potrebbero rivendicare il primato per la battaglia per sensibilizzare le istituzioni sulla compravendita di dati personali di soggetti minori, ma si sa che nemo propheta in patria.

Pirati per la privacy su E-ID

Il 9 febbraio la commissione competente per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) ha adottato un progetto di mandato sull’identità digitale europea (e-ID). La proposta legislativa consentirà ai cittadini dell’UE di dimostrare la propria identità tramite un’app mobile e faciliterà situazioni quotidiane come trattare con le autorità pubbliche o l’identificazione negli aeroport.

I deputati del Partito Pirata (quello Europeo, ovviamente!) si sono assicurati che il codice sorgente utilizzato per fornire i portafogli europei di identità digitale sia open source, che i non utenti del sistema eID volontario non debbano subire svantaggi e possano utilizzare mezzi alternativi di identificazione o autenticazione. Non sono stati in grado di impedire l’accettazione obbligatoria dei certificati dei browser governativi, ma ci saranno delle eccezioni. I deputati pirata sono stati anche in grado di prevenire invasioni più gravi della nostra privacy, come il numero di identificazione univoco obbligatorio in tutta l’UE. Continuano a spingere per maggiori tutele.

Dati personali + ISEE = niente paywall. Quando le buone intenzioni non fanno bene alla privacy

Fa discutere l’iniziativa del Fatto Quotidiano chiamata “informazione di cittadinanza”: niente paywall per chi ha un Isee inferiore a 16.693 euro. L’iniziativa è lodevole sotto molti punti di vista, ma il processo previsto per l’accesso presenta alcune ricadute sulla normativa per la tutela dei dati personali:

Insomma, il “Privacy Wall” andrebbe gestito meglio di così…

Carnevale per Assange

Alla fine di questa non-newsletter ci teniamo a ricordare l’evento carnevalesco che si terrà in diverse città italiane per ricordare Julian Assange e fare pressione alla politica per liberarlo o almeno evitarne l’estradizione negli USA!

Sabato a Roma infatti, davanti all’ambasciata australiana, si raduneranno donne e uomini del gruppo Free Assange per reclamare la sua immediata liberazione. Altrettanto accadrà a Napoli, a Potenza, a Padova, a Mestre, a Cagliari, a Trieste, a Reggio Emilia…”.

Grazie ancora a quegli infaticabili guerrieri di Free Assange Italia (qui il loro canale telegram)

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